
Laboratorio
Teatrale adulti
Lavorare su sé stessi
Un laboratorio per lo sviluppo e il potenziamento delle risorse individuali
- Un luogo in cui sperimentare il cambiamento, ritrovare se stessi oltre i ruoli della quotidianità, dare spazio alle zone inespresse di sé. Individuare il percorso e canalizzare la propria energia creativa.
- Un training per acquisire consapevolezza dei propri vissuti e trasformarli in materiale creativo.. Utilizzare le emozioni senza perdere gli obiettivi, aprirsi agli stimoli e tradurli in azione.
- Una palestra in cui accordare il proprio strumento, allenare : muscoli, sensi, emozioni, memoria, carattere, abilità, passioni, vocazioni, creatività.
- Uno spettacolo o un monologo con cui affrontare una sfida oppure divertirsi e far divertire.
Il metodo di lavoro - basato sul training dell’attore e sulle tecniche rese famose dall’ “Actor’s Studio” di New York - mira all’espansione e alla valorizzazione delle proprie potenzialità.
Tecniche di rilassamento, respirazione, esercizi sensoriali e di relazione per favorire la concentrazione, la connessione alla propria sfera emotiva, la ricerca e lo stimolo dei processi creativi.
Tecniche di comunicazione, improvvisazione, giochi di ruolo, lavoro sul personaggio e analisi del testo. Training su voce, movimento, spazio e ritmo.
Rivolto agli attori, agli aspiranti tali e a tutti coloro che desiderano ampliare la propria consapevolezza e migliorare le proprie capacità comunicative ed espressive.
Alle diverse sessioni di lavoro si accede previo colloquio preliminare.
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Il Laboratorio è condotto da Patrizia Schiavo e Riccardo Liberati
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Dal Laboratorio allo Spettacolo
Numerose sono state le messe in scena a conclusione dei nostri laboratori teatrali. Molte sono state replicate più volte grazie al positivo riscontro di pubblico.
2025

BAGAGLI EMOTIVI
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Un aeroporto in cui tutti i voli sono in ritardo. Inizialmente sembrano esserci avverse condizioni climatiche, poi si interrompe ogni servizio. I passeggeri siedono, camminano, tornano a sedersi su comode poltrone sospese nel nulla. Si incontrano, si scontrano, cercano di impiegare un tempo illusorio che non scorre, si allunga, si perde.
Intanto, dagli altoparlanti, la voce cambia. Non annuncia più solo ritardi e annullamenti, ma pensieri che sembrano rivolti direttamente a chi ascolta: scelte non fatte, direzioni smarrite, valigie piene di cose che non servono più. Ogni messaggio è insieme rassicurante e disturbante, come qualcosa che abbiamo sempre saputo, ma dimenticato di ascoltare. Ciò che dovrebbe informare, disorienta. Ciò che rassicura, inquieta.
Qualcosa si muove, ma non fuori. Dentro. Le uscite si chiudono, le destinazioni si confondono. Un volo soltanto resta in programma. L’ultimo. Nessuno sa dove porterà.
Non c’è una destinazione chiara, ma solo una promessa velata:
“Qualcuno si ritroverà a casa, altri in un posto che non sapevano di cercare. Il tempo di sbarco è fluido. Uscite solo quando siete pronti a non tornare uguali.” I passeggeri, sospesi tra incredulità e resa, salgono a bordo.
Non c’è alternativa. L’aereo decolla in un cielo più mentale che atmosferico. Le istruzioni di sicurezza sono suggerimenti per l’anima: “Allacciate le cinture del vostro inconscio”, “In caso di perdita dissenso, indossate la maschera dell’ironia”, “Se il velivolo dovesse attraversare una turbolenza emotiva, mantenete la calma e osservate il paesaggio”. Un viaggio interiore. Un attraversamento poetico e paradossale nei corridoi dell’identità, del dubbio, della trasformazione. La realtà si deforma, il tempo si fa liquido, e ogni spettatore — come ogni passeggero — è invitato a chiedersi cosa sta aspettando, ese il vero arrivo non sia, in fondo, un punto dentro di sé. Grazie per aver volato con… voi stessi. Ora siete liberi di lasciare il teatro.
O forse no.

FAI LA COSA GIUSTA ...e se vuoi vincere devi fare il contrario
Benvenuti a “Fai la cosa giusta”, il programma che vi insegna come sbagliare nel modo più applaudito possibile. Il format che premia la coerenza… nel delirio. Un varietà costruito sull’idiozia contemporanea e confezionato con il cellophane del buon senso da supermercato, che vi guiderà verso ciò che è giusto fare. Giusto secondo chi? Beh…La coscienza non è inclusa nel budget. Un varietà etico-morale, dove tra quiz a eliminazione della logica, rubriche educative alla rovescia, ogni certezza vacilla e ogni “buon senso” si trasforma in parodia. Nel quiz, le domande sembrano semplici, ma le risposte giuste sono quelle più irresponsabili. Non vince chi sa, vince chi sa vendersi. Il tallone di Achille diventa un reality confessionale dove il dolore personale fa share, e la vulnerabilità si monetizza a colpi di sponsor, come nelle rubriche “Casi umani e “Momento verità”. L’editoriale? E’ tempo di revisionare la Storia. Negare l’esistenza dei nazisti fa parte della nuova narrazione. Il male è relativo, la memoria è facoltativa, sognare è sbagliato, persino Dio cerca una morale più instagrammabile. Se aspetti il principe, sei sessista. Se ti fai aiutare, sei un problema. Insomma, parità per tutti. Ma fai da sola. “Fai la cosa giusta” è uno specchio deformante del nostro tempo, un varietà satirico, tragicomico che mette in scena il nostro mondo capovolto, dove la retorica del bene nasconde la pornografia dell’assurdo, e l’unica cosa giusta da fare… è spegnere la TV, ma siamo a teatro e allora, prendete posto, sintonizzate la coscienza. E ricordate: chi fa la cosa giusta davvero… perde.
2024


Individui disturbati, mancanti, ambigui, rifiutati per diverse ragioni dalla società, si muovono nel microcosmo malato di una sorta di ostello, convento, presidio psichiatrico, rievocando traumi passati e risvegliando i propri sogni infranti.
Un girotondo manicomiale, una ballata di anime perse, in cui le vite di uomini e donne si intrecciano le une con le altre in un gioco di confessioni, rimpianti e ossessioni, dai toni ora drammatici, ora comici e grotteschi. A prendersi cura di loro ci sono suore senza vocazione e inservienti più disturbati dei pazienti.
Non c’è distinzione tra il giorno e la notte, né tra un cortile all’aria aperta e una piccola stanza scura, perché spazio e tempo hanno perso il loro valore: ormai i diversi, gli irregolari, i matti vivono ogni giorno nella propria testa, giocando a palla con il loro stesso cervello.
2023





2021

DELITTI IMPOSSIBILI - piano terra
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Liberamente ispirato a "Delitti esemplari" di Max Aub, uno spettacolo che ci rende partecipi e forse anche complici di confessioni e racconti di un gruppo di folli.
Ma, in fondo, chi non avrebbe agito nello stesso modo?

2019



"Area interdetta"
L'approdo di Teatrocittà-LAB in un "multiverso" di balordi, esaltati, detenute, ex prostitute che si dimenano all'interno di una gabbia di citazioni da: Fight club, Le ragazze interrotte, Chicago e tanto altro..
2018

DELIRIO (a due o a quanti se ne vuole)
liberamente ispirato a Eugene Ionesco
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Adattamento e Regia Patrizia Schiavo
Con il gruppo di ricerca CNT-LAB
Teresa Arena, Sergio Bellelli, Daniele Blandino, Sara Boni, Alice Cappella, Roberta Colussi, Marianna Ferrazzano ,Noemi Gamarra, Andrea Palmacci, Francesco Paolesse
Con l’originalità non comune che lo contraddistingue, Ionesco incentra “Delirio a due” sul tema della crisi di coppia, e inserendo un Lui e una Lei in un metafisico stato d’assedio supera qualsiasi ovvietà tematica, arrivando all’estremo parossismo: far ridere inscenando una guerra. “Che succede? Niente di speciale. Tre morti.” La finestra sul massacro è l’unica distrazione di una coppia in lite perpetua. Lite per noia, per la fatica di vivere, per la paura del vuoto. Rituali di assurdità quotidiana, esilaranti e grotteschi, poetici e violenti, commoventi e patetici, si susseguono vagamente interrotti da spari, granate, cannonate che si fanno via via più presenti fino a distruggere l’intero appartamento. Il microcosmo del conflitto interno tra i due, trova logica corrispondenza nel macrocosmo del conflitto esterno. Impossibile ogni via di uscita. Tutto si giustifica. La nostra messinscena si avvale non di una ma di quattro coppie, che sono poi la stessa coppia nelle quattro diverse età e stagioni della vita. Le coppie si alternano nel medesimo "ring", abitato di nascosto da due bislacchi personaggi, che a tratti commentano come arbitri lo scontro interno, spuntando con armi improbabili dal tetto di due “armadi”, assediando l’appartamento come soldati, o diventando demenziali macchinisti nel progressivo disfacimento dello spazio. In una ambientazione surreal-dadaista, water, bauli, vasche da bagno e materassi si trasformano in trincee. Due armadi fungono da porte di “uscita”, torri di avvistamento o abitacoli.

